Incontro intorno al tema del lavoro, della lotta e dei luoghi in cui questi concetti sono nati e cresciuti.
Con:
Vincenzo Estremo, teorico e curatore indipendente
Davide Sgambaro, artista
Operaia Rivista (con i fondatori Lorenzo Gasparini e Domenico Mangiacapra)
Lidia Bianchi, artista
Per l’occasione verrà riattivata l’opera FENOMENO (Smiley) di Davide Sgambaro e momento di condivisione intorno a Il nostro zucchero quotidiano di Domenico Antonio Mancini
Vincenzo Estremo
Vincenzo Estremo ha conseguito un Dottorato internazionale di ricerca in studi sui media, sul cinema e sulla comunicazione presso le Università di Udine e la Kunstuneversität Linz. Teorico dell’immagine in movimento, docente di teoria dei media, curatela e fenomenologia dell’immagine in movimento presso la NABA Milano, ha collaborato con diverse istituzioni museali in Europa e co-dirige la collana editoriale Cinema and Contemporary Art (Mimesis International).
È tra i fondatori e caporedattore del magazine online in lingua inglese Droste Effect e scrive regolarmente su Flash Art Italia. Ha pubblicato Albert Serra, cinema, arte e performance (Mimesis Edizioni 2018), Extended Temporalities. Transient Visions in Museum and Art (Mimesis International 2016) e in aprile uscirà Teoria del lavoro reputazionale (Milieu Edizioni 2020).
Operaia Rivista
La natura della rivista risiede nella banalità di essere una rivista; pertanto, rimandiamo le nostre remore alla legittimità di autori letterari che il rapporto tra lettere e Fabbrica l’hanno cavalcato – secondo noi – in modo esemplare. In questa Rubrica si affronteranno i temi operai e di lavoro dai punti di vista vari che hanno interessato gli autori, italiani per lo più, ma non solo. Opere, lavori, intuizioni, teorie: il tutto redatto secondo un principio riassuntivo, che abbia, però, un’intenzione anche appena didascalica, per ricuperare le attenzioni intellettuali e culturali, ora perdute, verso la classe operaia e lavoratrice. “Se la narrativa e il cinema ci hanno dato poco sulla vita interna di fabbrica, c’è anche una ragione pratica, che poi diventa una ragione teorica. Il mondo delle fabbriche è un mondo chiuso. Non si entra e non si esce facilmente” – scriveva Ottiero Ottieri su Il Taccuino Industriale. Menabò nel saggio Industria e Letteratura a cura di Elio Vittorini. Noi, per inciso, pensiamo sia vero. Attraverso illustri intellettuali sogniamo di offrire una visione culturale costruttiva sul mondo della Fabbrica.
Lidia Bianchi
La sua ricerca prende forma dalle intuizioni estetiche suscitate dal paesaggio e le sue istanze, all’irrealizzabile ricerca dell’arcaico insito nelle fenditure del contemporaneo.
Attualmente, si focalizza sull’elaborazione del paesaggio biografico e dei traumi a esso connessi, legati alle questioni di classe, attraverso la fotografia. Il processo fotografico è in questo senso un veicolo per rappresentare i luoghi dei traumi personali, rileggere la memoria e confrontarsi con la storia. L’urgenza politica di rileggere il luogo biografico come spazio estetico e politico, alla luce di una rinnovata coscienza di classe, configura un’intera narrazione visiva di vecchi e nuovi immaginari in relazione dialettica tra loro, che ripercorre l’iconografia archetipica delle forze telluriche.
Questa sensibilità geologica rivela la necessità di ripensare l’umano -e l’artista- all’interno del divenire geologico, e al tempo stesso sociopolitico.