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Nona Inescu, Preservers (Case for the Earth)

Installazione Preservers (Case for the Earth) di Nona Inescu

 

esito della residenza a Palermo nell’ambito del Premio ad occhi chiusi… edizione 2022 promosso da Fondazione Merz e Artissima.

 

7 aprile – 12 maggio 2024 (opening 7 aprile ore 12) – Orto Botanico, Università degli Studi di Palermo

 

In collaborazione con Artissima e SIMUA – Sistema Museale di Ateneo, Università degli Studi di Palermo

Preservers (The Case of Earth) il progetto di Nona Inescu si invera a partire dalle specie vegetali presenti nella città di Palermo.

Dopo aver esplorato la città, sperimentato spirito e anima di Palermo, Nona si sofferma sulla potenza della flora locale, coglie nel suo girovagare che la maggior parte delle specie non sono affatto locali, anche il famoso Ficus macrophylla, specie arborea emblematica che campeggia maestosa al centro di Piazza Marina.

Allo stesso modo la Jacaranda mimosifolia, presente in più luoghi della città, tra cui lo stesso Giardino Garibaldi e l’atrio interno di Palazzo Butera, è un albero subtropicale originario dell’America centro-meridionale. Dunque l’artista identifica questi “abitanti” come una vera e propria “comunità multietnica” vegetale che, senza dubbio, fa da eco alla caratteristica di una città da sempre contaminata e inclusiva come Palermo.

La ricerca dell’artista tenta così di ripercorrere il modo in cui queste specie di piante si sono spostate attraverso il globo e sono arrivate a Palermo, dove attualmente prosperano, talvolta diventando sorprendentemente simboli nazionali.

Nel suo viaggio l’artista si rende conto che la storia dello spostamento delle piante è la stessa storia del colonialismo. Palermo è definita dalla sovrapposizione di queste storie, come molteplici strati, un mosaico di specie e culture provenienti da tutto il mondo.

Concretamente Nona Inescu immagina dunque un progetto che affida a una nuova serie di sculture in metallo (contenitori per materia vegetale secca, come fiori, radici e semi) la sua percezione di questa contaminazione molto particolare.

Le sculture si ispirano ai sarcofagi antropoidi e alle stele funerarie della collezione del Museo Archeologico Regionale Antonio Salinas di Palermo ma anche a quella che è considerata la scultura più emblematica del Quattrocento siciliano, Eleonora d’Aragona di Francesco Laurana, capolavoro della Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, nonché alla Wardian Case, cioè l’innovativa scatola di legno utilizzata per il trasporto delle piante da e verso le colonie, la stessa scatola che ha contribuito a dare forma alla collezione degli Orti Botanici in tutta Europa, incluso quello palermitano.

L’intervento di Nona Inescu elegge proprio questo luogo affascinante come sede del suo intervento, luogo che accoglie una immensa e singolare varietà di specie arboree e vegetali e che rappresenta la estrema e pacifica coesistenza di più specie in dialogo tra loro, l’artista colloca le sue opere integrandole nel percorso di visita dell’Orto, in una sorta di scambio tra arte e natura, in linea con la propria ricerca e visione.