Fondazione Merz

Eventi

Meteorite in Giardino 4_Parastou Forouhar, Giacomo Agazzini

20 luglio 2011, ore 21.30 – ingresso gratuito

 

a cura di Maria Centonze e Willy Merz

 

Parastou Forouhar, Written room (2011)

Giacomo Agazzini, violino

Il violino di Giacomo Agazzini accompagna Written room (2011), l’allestimento ambientale dell’artista iraniana Parastou Forouhar. In quest’opera site specific l’artista riveste lo spazio ipogeo della Fondazione dell’antica calligrafia farsì, privandola di senso specifico. Come dice Alexandra Karentzos, “il testo diviene un puro ornamento, irriducibilmente chiuso nel suo grafismo” che disorienta e sopraffà lo spettatore, però capace, sia pure per un tempo effimero, di riprodurre uno spazio interiore.

Per Parastou Forouhar ogni nuovo luogo è spaesamento e nello stesso tempo tentativo di ricostruzione di un’esistenza e delle sue radici. Le sue opere sono immerse in un’inquieta malinconia che tuona come una condanna. Tutto il suo lavoro utilizza i canoni ornamentali della tradizione persiana dalla quale ha ereditato la raffinatezza formale, che vengono ripresi per poi essere completamente svuotati. È la stessa Parastou a ricordare “come nelle antiche miniature persiane l’essere umano sia – così in tutte le società modellate sul fondamentalismo – parte di un ornamento (…). Ciò che non si piega ad un simile cristallizzazione non solo non è degno di venire rappresentato, ma addirittura non esiste…”

Il decorativismo dell’artista continua a vestirsi di magnifico ma, nel contempo, sabota tale sistema dall’interno. Semplicemente non è più muto. All’apparenza le immagini delle sue opere continuano a seguire una ripetizione modulare, ma la severa geometria interna alla quale sottostà la sacra armonia della decorazione tradizionale, diventa denuncia. Le raffinatezze struggenti diventano manifesti di lotta.

Il programma musicale proposto dal violinista Giacomo Agazzini si sviluppa come una sorta di percorso quasi a spirale che conduce da un vasto spazio aperto fino ad un centro più intimo, raccolto e coeso. Nel primo brano per violino ed elettronica di Steve Reich – uno dei maggiori esponenti del minimalismo americano – il suono del violino viene moltiplicato e spazializzato nell’area esterna della Fondazione, sfruttandone la particolare versatilità acustica. A seguire, ancora un brano per violino ed elettronica, del compositore torinese Andrea Chenna, basato su temi del concerto per violino di Alban Berg. Dopo questa parte en plein air il concerto si sposta all’interno del museo, dove – dopo alcuni movimenti tratti dalle Suites di J. S. Bach per violino – il violinista termina la serata, circondato dai delicati grafismi dell’opera di Parastou Forohurar. Questi stessi segni, letti come una possibile partitura musicale, costituiscono la base di una parte di libera improvvisazione, a segnare un possibile incontro tra arte e musica.

 

in collaborazione con Verso Artecontemporanea