Fondazione Merz

Eventi

Back to Nature. Arte Contemporanea a Villa Borghese, 2a Edizione

12 maggio – 27 luglio 2021

 

Roma, Villa Borghese

 

a cura di Costantino D’Orazio

La Fondazione è coinvolta anche quest’anno nella mostra “Back to Nature. Arte Contemporanea a Villa Borghese”, a cura di Costantino D’Orazio, collaborando nella realizzazione dell’opera di Marzia Migliora “Staccando l’ombra da terra”, 2021.
Promossa e prodotta dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, di concerto con l’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, torna ad abitare uno dei parchi storici più famosi e amati di Roma, accogliendo un nucleo di installazioni concepite da artisti contemporanei di fama internazionale per essere esposte all’aperto, tra gli alberi, e per dialogare con le attività che quotidianamente i cittadini e i visitatori svolgono nel parco.
Tra gli artisti coinvolti figurano Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Gallo, Leandro Erlich, Pietro Ruffo, Marinella Senatore, Marzia Migliora e Loris Cecchini, con la partecipazione dell’Accademia di Aracne e Tomás Saraceno. Le opere, progettate appositamente per la manifestazione, si concentrano nel Parco dei Daini, dove è possibile vivere e osservare la natura, gli arredi storici e gli spazi aperti con occhi diversi, per riflettere sul rapporto tra l’uomo, l’ambiente e lo spazio storico.

MARZIA MIGLIORA

Staccando l’ombra da terra, 2021

L’opera trae ispirazione dal confronto tra l’artista e un gruppo di donne detenute nel carcere di Rebibbia. Con l’obiettivo di dare parola a chi vive in reclusione, Il risultato punta a porre l’attenzione alle voci di chi raramente ha la possibilità di farsi ascoltare, malgrado abbia una storia ed un immaginario da raccontare. Suggerendo la condizione di volo, libertà e, al contempo, di reclusione, l’opera oscilla tra una doppia fila di canne da organo, disposte alla stessa distanza delle sbarre di una cella. L’oscillazione attiva un ciclo di emissione d’aria nelle canne, emettendo suoni, come soffi, quasi respiri.

In contemporanea alla mostra, una seconda versione dell’opera è presente presso il carcere femminile di Rebibbia, invisibile al pubblico, come alle detenute è invisibile l’opera a Villa Borghese. Ne scaturisce così un richiamo tra le due sedi, che confonde e rimescola il rapporto tra libertà e reclusione.